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Fu il tre luglio durante una festa del corpo dei vigili del fuoco,
anche il castello partecipava ed aveva donato una nuova pompa.
Sortini, che deve aver a che fare in parte con il
corpo dei vigili del fuoco (tuttavia forse era là soltanto in
rappresentanza del castello - i funzionari si rappresentano
reciprocamente l'un l'altro, perciò è difficile riconoscere la
competenza di questo o quel funzionario), prendeva parte alla
consegna della pompa; naturalmente erano venuti anche altri dal
castello, funzionari ed inservienti, e Sortini si teneva, com'è
espressione del suo carattere, indietro. Si tratta di un signore piccolo, deboluccio, pensoso; qualcosa che dava nell'occhio a tutti
quelli che lo notavano, era il modo come aveva la fronte
corrugata, tutte le rughe - ce n'era una folla, per quanto lui non
abbia certo più quaranta anni - voglio dire, si estendevano a
ventaglio dalla radice del naso verso la fronte, mai visto qualcosa
del genere. Dunque, era in corso quella festa. Noi, Amalia ed io, da
settimane ne avevamo gioito, gli abiti della domenica in parte erano
stati rinnovati, specie quello di Amalia era bello, la blusa bianca
risaltante, file di pizzi una sull'altra, la mamma aveva a tale scopo
dato in prestito tutti i suoi ed io ne fui quella volta gelosa,
piansi per metà della notte prima della festa. All'alba la padrona
della locanda del ponte venne a vederci (...) dovette ammettere che
Amalia era meglio messa di me e perciò mi prestò, per calmarmi, la
sua collana di granati di Boemia. Quando poi fummo pronte per uscire,
Amalia si trovava davanti a me, tutti noi l'ammirammo e il babbo
disse: 'Oggi, datemi retta, Amalia trova un fidanzato', allora io,
non so perché, mi tolsi la collana, di cui ero fiera, e la misi ad
Amalia, non più gelosa. M'inchinai davanti al suo trionfo credendo
che ognuno dovesse inchinarsi davanti a lei, forse ci sorprese,
quella volta, che lei apparisse diversa dal solito, infatti propriamente bella certo non era, ma il suo sguardo oscuro, che da allora ha
mantenuto in quel modo, alto ci passava sopra con indifferenza, e ci
s'inchinava quasi per forza davanti a lei. Tutti ci fecero caso,
anche Lasemann e sua moglie, che vennero a prenderci. (...) Eravamo
molto rispettati, e, per dire, la festa non avrebbe potuto iniziare
bene senza di noi, perché il babbo era il terzo dirigente
nell'ambito dell'addestramento dei vigili del fuoco (...) era ancora
per così dire un uomo giovane; per esempio ha portato fuori di corsa
sulle spalle, durante un inizio d'incendio nella locanda dei signori,
un funzionario, il pesante Galater. C'ero anch'io, non era certo un
vero incendio, solo legna secca vicino alla stufa che cominciava a
far fumo, ma Galater ebbe paura, gridò aiuto dalla finestra, i
vigili del fuoco arrivarono e mio padre dovette portarlo fuori anche
se il fuoco era già spento. Dunque, Galater è un uomo che si muove
con pesantezza e in certi casi deve fare attenzione. Lo riferisco
solo per il babbo, non sono passati molto più di tre anni da allora,
e guarda come sta seduto lì."
Dapprima
K vide che Amalia si trovava di nuovo nella stanza, ma parecchio
distante, presso la tavola dei genitori, dove imboccava la madre che,
reumatica, non poteva muovere le braccia, e intanto al padre diceva
che doveva pazientare ancora un po' per mangiare, subito lei sarebbe
andata da lui a imboccarlo. Ma la sua esortazione non ebbe alcun
successo, infatti il padre, bramosissimo di arrivare alla minestra,
vinse il suo debole fisico e cercò di succhiarla prima dal
cucchiaio, di ingurgitarla poi subito dal piatto, brontolando
incattivito quando non gli riuscì né l'una né l'altra cosa, il
cucchiaio prima di arrivare alla bocca era già bell' e vuoto e mai
una volta che la bocca gocciolasse e facesse spruzzi, solo il pizzo
proteso in giù continuava a inzupparsi nella minestra in ogni sua
parte, fuorché in bocca.
"Tre
anni gli hanno fatto questo?", chiese K, ma continuò a non
avere per i vecchi e per l'intero angoletto del tavolo famigliare
nessuna compassione, solo avversione. "Tre anni", disse
Olga lentamente, "o meglio, alcune ore di una festa. La festa
era su un prato antistante il villaggio, verso il ruscello, c'era già una
gran ressa quando noi arrivammo, era venuta molta gente anche dai
villaggi vicini, il chiasso era sconvolgente. Dapprima fummo portati
dal babbo naturalmente alla pompa, rideva di gioia nel vederla, una
pompa nuova lo rendeva felice, cominciò a toccarla ed a spiegarcela,
non sopportava alcuna obbiezione o mancanza di entusiasmo da parte
degli altri; c'era qualcosa d'interessante nella parte di sotto della pompa,
fummo costretti ad abbassarci tutti e quasi a strisciarci sotto;
Barnabas, che a quel punto si rifiutava, si prese una bastonata. Solo
Amalia si disinteressava alla pompa, se ne stava nel suo bell'abito
e nessuno osava dirle qualcosa, più volte andai da lei e la presi
per un braccio, ma lei zitta. Ancora non riesco a spiegarmi come
accadde che noi stessimo così a lungo davanti alla pompa e, quando
il babbo se ne staccò, facessimo caso a Sortini, che evidentemente
già per tutto il tempo era stato appoggiato dietro la pompa a una
leva. Ovviamente il chiasso era a quel punto spaventoso, non solo
come capita nelle feste. Il castello, voglio dire, aveva regalato al
corpo dei vigili del fuoco anche delle trombe, strumenti particolari
dai quali si potevano trarre i suoni più violenti con il minimo
sforzo, anche un bambino ci sarebbe riuscito; a sentirli si credeva
che fossero arrivati i turchi e non si riusciva a farci l'abitudine, ad
ogni nuovo squillo si trasaliva. Dato che si trattava di trombe nuove
tutti volevano provarle e, dato che si trattava di una festa
popolare, lo si permetteva. Proprio attorno a noi, forse li aveva
attirati Amalia, c'erano alcuni di questi suonatori; era difficile
non perderci la testa, ed anche se, stando all'ordine del babbo, si
doveva prestare attenzione alla pompa, ciò era l'ultima cosa che si
riusciva a fare, e accadde così che ci trovammo vicino a Sortini, di
certo fino a quel momento nemmeno lo avevamo visto, per un tempo così
inconsuetamente lungo. 'Sortini è lì', mormorò infine Lasemann al
babbo - io ero lì accanto. Il babbo s'inchinò profondamente e
agitato c'indicò di inchinarci. Senza fin lì conoscerlo il babbo da
sempre aveva avuto una venerazione per Sortini in qualità di esperto
di cose inerenti il corpo dei vigili del fuoco e più volte a casa
aveva parlato di lui, per noi era dunque molto sorprendente e
significativo vedere Sortini in persona. Sortini però non badò a
noi - non era affatto caratteristico di Sortini, ciò, la
maggioranza dei funzionari in pubblico apparivano indifferenti -,
era anche stanco, solo il dovere d'ufficio lo tratteneva lì; i
funzionari che sentono particolarmente opprimenti proprio tali doveri
di rappresentanza non sono i peggiori; altri funzionari ed
inservienti, infatti, si mescolarono alla gente del popolo, per una
volta che vi si trovavano; Sortini invece restò presso la pompa
scacciando con il suo silenzio ognuno che tentasse di avvicinarsi a
lui con qualche richiesta o qualche adulante saluto. Così accadde
che lui si accorgesse di noi dopo che noi ci eravamo accorti di lui.
Prima, quando ci inchinammo con gran venerazione, cercando il babbo
di giustificarci, guardò verso di noi, dall'uno all'altro della
fila, con stanchezza; era come se lui sospirasse perché la nostra
fila non finiva, finché non si arrestò su Amalia, verso la quale fu
costretto ad alzare lo sguardo, infatti lei era molto più alta di
lui. Allora si fermò, saltò sul timone del carro della pompa per
esserle più vicino, noi equivocammo, dapprima, e volevamo, comandati
dal babbo, avvicinarci a lui, ma lui ci tenne a distanza sollevando
una mano e poi facendoci cenno di andarcene. Fu tutto. Poi
motteggiammo Amalia perché davvero aveva trovato un fidanzato, nella
nostra incomprensione, per tutto il pomeriggio fummo assai felici;
Amalia invece fu più silenziosa che mai. 'S'è certo innamorata
pazzamente di Sortini', disse Brunswick che è sempre un po'
grossolano e non ci capisce niente, di caratteri come Amalia; ma
stavolta la sua osservazione ci parve quasi giusta; soprattutto
eravamo straniti per la giornata e tutti, anche Amalia, come storditi
dal vino dolce del castello, quando dopo mezzanotte tornammo a casa."
- "E Sortini?", chiese K. "Sortini, certo", disse
Olga, "Sortini lo vidi ancora diverse volte, trascorrendo la
festa, sedeva sul timone del carro, aveva le braccia incrociate sul
petto e restò così fino a quando arrivò a prenderlo la carrozza
del castello. Non andò neppure alle esercitazioni dei vigili del
fuoco nelle quali il babbo, proprio sperando che Sortini stesse a
vedere, si distinse tra tutti gli uomini della sua età." - "E
di lui non avete più sentito parlare?", chiese K. "Sembra
che tu abbia gran venerazione per Sortini." - "Sì,
venerazione", disse Olga. "Certo, ed abbiamo sentito ancora
parlare di lui. Il giorno dopo fummo svegliati dalla sbornia per via d' un urlo di Amalia; gli altri ricaddero subito nei loro
letti, ma io ero ben sveglia e andai da Amalia. Stava con una lettera
in mano che le aveva appena porto un uomo dalla finestra e ancora
aspettava risposta. Lei l'aveva già letta - era breve - e la teneva
penzolante in mano. Non appena la ebbi letta anch'io lei la riprese
dopo avermi guardata brevemente, continuò a leggersela, poi la
strappò e la tirò in faccia a quell'uomo là fuori chiudendo la
finestra. Eccola, quella mattina decisiva. La chiamo decisiva, ma
ogni momento del pomeriggio seguente è stato lo stesso decisivo."
- "E nella lettera che cosa c'era?", chiese K. "Già,
ancora non l'ho raccontato", disse Olga. "La lettera era di
Sortini, indirizzata alla ragazza con la collana di granati. Non
posso rendere il contenuto. Era un invito ad andar da lui alla
locanda dei signori, e subito, perché Sortini entro mezz'ora doveva
partire. La lettera usava espressioni volgarissime che io mai avevo
udito e che indovinai a metà solo dal contesto. Chi non conosceva
Amalia ed avesse letto soltanto questa lettera, avrebbe dovuto
considerare disonorata la ragazza cui qualcuno aveva osato scrivere
così, anche se lei non fosse stata neppure sfiorata. Non era
per niente una lettera d'amore, non c'era alcuna parola galante,
Sortini piuttosto era palesemente in collera per il fatto che
l'aspetto di Amalia l'avesse toccato e distolto dai fatti suoi. Noi
più tardi si dette questa spiegazione, Sortini probabilmente aveva
intenzione la sera stessa di andare al castello, era rimasto nel
villaggio solo a causa di Amalia e la mattina, furente di non esser
riuscito nemmeno nella notte a dimenticarla, aveva scritto la
lettera. Per quella lettera si doveva indignare anche la più dotata
di sangue freddo, poi però avrebbe probabilmente prevalso, in
un'altra che non fosse Amalia, la paura davanti a quel tono malvagio,
minaccioso; nel caso di Amalia rimase l'indignazione, lei ignora la
paura, la ignora per quanto riguarda lei e per quanto riguarda gli
altri. E mentre io allora mi nascosi di nuovo nel letto ripetendomi
la frase finale sospesa: 'e dunque vieni subito, sennò -!' Amalia
rimase seduta davanti alla finestra guardando fuori come se
attendesse nuovi ordini e fosse pronta a trattare tutti come aveva
trattato il primo."
"Ecco
dunque i funzionari", disse K, "tra loro si trovano
esemplari del genere. Tuo padre che cosa ha fatto? Un energico
reclamo dove si doveva, in merito a Sortini, spero, se non ha
preferito la via più breve e certa nella locanda dei signori. Quel
che è più orribile di questa storia non è certamente l'offesa
subita da Amalia, facilmente riparabile, non so perché tu le dai
un'importanza tanto smisuratamente grande; perché Sortini con una
lettera del genere dovrebbe aver compromesso per sempre Amalia?
Stando al tuo racconto si potrebbe crederlo, ma proprio ciò non è
possibile, una riparazione era facilmente ottenibile per Amalia, ed
in pochi giorni il fatto era dimenticato; Sortini non ha compromesso
Amalia, ma se stesso. Inorridisco davanti a Sortini, dunque,
dinnanzi alla possibilità che il potere permetta un abuso del genere.
Abuso che in questo caso non è riuscito perché nella lettera si parlava chiaro e
tondo, completamente senza veli, e perché Amalia era un
avversario più forte, in mille altri casi, in casi solo un poco più
sfavorevoli, può riuscire in pieno e può sottrarsi ad ogni sguardo, l'abuso, anche allo sguardo della persona abusata."
"Zitto",
disse Olga, "Amalia guarda da questa parte." Aveva finito
di far mangiare i genitori ed a quel punto c'era la madre da
svestire; le aveva appunto slegato la veste, si teneva al collo le
braccia di lei, le sollevò un poco, le sfilò la veste e la rimise
giù con dolcezza. Il padre, sempre scontento che la madre venisse
servita prima di lui - ma questo avveniva solo perché lei era messa
peggio di lui -, cercava di spogliarsi da solo forse anche per punire
la figlia della sua lentezza, come lui credeva, ma per quanto
cominciasse con quel che era più inutile e facile, le enormi
pantofole in cui i suoi piedi stavano larghi, non gli riuscì in
nessun modo di cavarsele; fu costretto presto a rinunciare rantolando
fioco e si rimise seduto tutto irrigidito.
"Non
capisci quel che è decisivo", disse Olga, "magari hai
ragione su tutto, ma decisivo fu che Amalia non andasse nella locanda
dei signori; come lei aveva trattato il messo poteva in sé anche
andare, lo si sarebbe lasciato correre; ma per il fatto che lei non
ci andò, nella locanda dei signori, fu pronunciata la maledizione
sulla nostra famiglia, e anche il tipo di trattamento riservato al
messo era comunque qualcosa di imperdonabile, anzi, fu spinto in
primo piano per il pubblico." - "Come!", gridò K
subito abbassando la voce, infatti Olga aveva sollevato una mano
pregandolo di far piano. "Tu, la sorella, non stai mica dicendo,
più o meno, che Amalia avrebbe dovuto obbedire a Sortini ed andarci
di corsa, alla locanda dei signori?", - "No", disse
Olga, "voglio essere al riparo da un sospetto simile; come puoi
crederlo? Non conosco nessuno come Amalia strettamente in regola in
tutto quel che fa. Se fosse andata nella locanda dei signori, lo
stesso le avrei dato ragione, senza dubbio; che però non ci sia
andata, fu eroico. Per quanto mi riguarda, te lo confesso
apertamente, se avessi ricevuto io una lettera del genere, sarei
andata. Non avrei sopportato la paura davanti a quel che sarebbe
venuto dopo, solo Amalia poteva sopportarla. C'erano però diverse
vie d'uscita, un'altra ragazza, per dire, si sarebbe fatta bella come si deve
e in ciò sarebbe passato un po' di tempo, poi sarebbe andata nella
locanda dei signori ed avrebbe saputo che Sortini era già andato
via, forse che subito dopo l'invio del messo era partito, qualcosa di
molto probabile, infatti gli stati d'animo dei signori sono volubili.
Invece Amalia non fece questo e nulla di simile, era troppo
profondamente ferita e rispose senza riserve. Se in qualche modo
avesse obbedito solo per la forma, se avesse superato la soglia della
locanda dei signori per tempo, il destino avrebbe preso un'altra
strada, qui abbiamo molti avvocati capaci che sanno da un nulla fare
quel che si vuole, ma in questo caso non fu affatto disponibile il
più opportuno dei nulla; al contrario c'era ancora lo svillaneggiamento della lettera di Sortini e l'offesa del messo." - "Macché
destino", disse K, "macché avvocati; si poteva dunque
accusare o punire Amalia a causa del modo di comportarsi criminale di
Sortini?", . "Eppure", disse Olga, "si poté
farlo; non secondo un regolare processo, è ovvio, e nemmeno la si
punì immediatamente, invece la si punì in altro modo, lei e tutta
la nostra famiglia, e la gravità della punizione tu stai cominciando
a capirla. A te sembra ingiusto ed enorme, si tratta di un'opinione
del tutto isolata nel villaggio, è a noi molto favorevole e dovrebbe
consolarci, e sarebbe anche così, se non fosse ovviamente sbagliata.
Posso provartelo facilmente se parlo, in rapporto a ciò, di Frieda,
scusa, ma tra lei e Klamm c'è stato qualcosa - a prescindere dagli
ultimi sviluppi - di completamente simile al caso di Amalia e
Sortini, eppure tu ora già lo trovi giusto, anche se all'inizio
magari ti ha fatto orrore. E non è che ci hai fatto l' abitudine,
non si diventa così insensibili per abitudine, quando si tratta di
semplice giudizio si tratta solo di perdere l'abitudine agli errori."
- "No, Olga", disse K, "io non so perché chiami in
causa Frieda, si tratta di un caso tutto diverso, non mescolare tra
loro cose fondamentalmente diverse, e continua a raccontare." -
"Ti prego", disse Olga, "non prendertela con me se
insisto nel paragone, è un residuo di errori anche riguardo a
Frieda, se tu credi di doverla difendere da un paragone. Lei non è
affatto da difendere, è solo da elogiare. Se io paragono i casi non
dico certo che sono uguali; stanno in rapporto reciproco come il
bianco e il nero, e Frieda è il bianco. Nella peggiore delle ipotesi
si può ridere di lei come io ho fatto in modo screanzato là nella
mescita - poi me ne sono assai pentita -, ma anche chi ride, sia
cattiveria o invidia, in ogni caso ridere può. Amalia invece, se
non le si è legati da vincoli di sangue, si può soltanto
disprezzare. Perciò sono casi fondamentalmente diversi, come dici,
ma anche simili." - "Non sono neanche simili", disse K
scuotendo senza volere la testa, "lascia stare Frieda, lei non
ha ricevuto nessuna graziosa lettera come Amalia da Sortini e Klamm
lo ha amato davvero, chi ne dubita può chiederglielo, lei lo ama
ancora." - "Ma si tratta di differenze grosse?",
chiese Olga. "Credi che Klamm non avrebbe potuto scrivere nello
stesso modo a Frieda? Quando i signori si alzano dalla scrivania, dal
punto di vista sociale sono disorientati, loro sono così, e
distrattamente dicono grossolanità d'ogni tipo, non tutti, ma molti.
La lettera ad Amalia può certo esser stata messa sulla carta
sovrappensiero, in totale disattenzione per quel che vi era davvero
scritto. Cosa ne sappiamo di quel che pensano i signori? Non hai tu
stesso sentito, o sentito raccontare, in che toni Klamm ha avuto a che
fare con Frieda? Di Klamm è noto che sia molto grossolano; non
parla, sembra, per delle ore e poi dice improvvisamente una tale
grossolanità che fa venire i brividi. Di Sortini ciò non è noto,
come in genere certo lui è ignoto. Propriamente di lui si sa
soltanto che il suo nome assomiglia a quello di Sordini; se non ci
fosse tale somiglianza di nome probabilmente non lo si conoscerebbe
nemmeno. Anche come esperto di cose inerenti il corpo dei vigili del
fuoco probabilmente lo si scambia con Sordini, che è l'esperto vero
e proprio e sfrutta la somiglianza di nome per scaricare su Sortini i
doveri di rappresentanza e così restare indisturbato nel suo lavoro.
Se dunque uno socialmente sprovveduto come Sortini di colpo viene
toccato dall'amore per una ragazza del villaggio la cosa assume una
forma diversa rispetto a quando si innamora il garzone falegname che
abita qui vicino. Si deve inoltre considerare che tra un funzionario
ed una figlia di calzolaio c'è una gran distanza che deve in qualche
modo esser superata, Sortini tentò di farlo in quel modo, un altro
magari avrebbe agito in modo diverso. Certo questo implica che noi
tutti apparteniamo al castello e che non c'è nessuna distanza e
nulla da superare, ciò forse sembra poco fine, ma purtroppo noi
abbiamo avuto occasione di vedere che per l'appunto, se poi capita,
non lo sembra neppure. Comunque ti sarà divenuto, dopo tutto ciò,
più comprensibile e meno enorme il modo di fare di Sortini, di fatto
paragonabile con quello di Klamm, molto più comprensibile e, per
quanto vi si sia interessati direttamente, molto più sopportabile.
Se Klamm scrive una lettera delicata ne risulta maggior fastidio che
non con la grezzissima lettera di Sortini. Capiscimi bene, non oso
dar giudizi su Klamm, mi limito a paragonare, dato che tu ti difendi
contro il paragone. Klamm è come un comandadonne, ora ordina a
questa ora a quella di andar da lui, non ha nessuna pazienza e così
come ordina di andar da lui ordina pure di andarsene. Oh, Klamm non
farebbe la fatica di scrivere prima una lettera. E continua ad essere
enorme, in paragone con ciò, se il Sortini, che vive completamente
ritirato ed i cui rapporti con le donne sono per lo meno ignoti, una
volta si siede e nella sua bella grafia da funzionario scrive una
lettera del resto abominevole? E se su tal punto non risulta alcuna
differenza a vantaggio di Klamm, semmai il contrario, dovrebbe farla
risultare l'amore di Frieda? La relazione delle donne con i
funzionari è, credi a me, assai difficile o piuttosto sempre molto
facile da giudicare. Essa mai è priva di amore. Non esistono amori
infelici con i funzionari. Non è affatto un elogio, da questo punto
di vista, se di una ragazza si dice - non sto parlando affatto solo
di Frieda - che si è data al funzionario solo perché lo amava. Lo
amava e gli si è data, è stato così, ma non c'è nulla da
elogiare. Amalia però non ha amato Sortini, tu obbietti. Ma certo,
non l'ha amato, ma forse invece sì, chi è in grado di deciderlo?
Nemmeno lei. Come può credere di non averlo amato, se lo ha respinto
con tanta energia come probabilmente nessun funzionario mai è stato
respinto? Dice Barnabas che lei ancora trema a causa del colpo con
cui tre anni fa sbatté la finestra chiudendola. E' anche vero,
questo, perciò non si può domandarglielo; ha chiuso con Sortini e
non sa più di questo; se lo ama o no, non lo sa. Noi però sappiamo
che le donne non possono fare a meno di amare i funzionari, se una
volta essi si rivolgono loro; anzi, li amano già da prima,
per quanto vogliano negarlo, e Sortini certo non si è solo rivolto
ad Amalia, ma è saltato sul timone del carro, quando l'ha vista, con
quelle gamberelle da scrivania ci è saltato. Dirai che Amalia però
è un'eccezione. Sì, lo è, lo ha provato quando si è rifiutata di
andare da Sortini, ciò è piuttosto eccezionale; che però lei, a
parte questo, abbia potuto non amare Sortini, sarebbe già quasi
troppo eccezionale, sarebbe addirittura incomprensibile. Eravamo
certo accecati, quel pomeriggio, ma che allora nebulosamente
credessimo di notare una certa infatuazione da parte di Amalia, stava
ad indicare però un certo sangue freddo, anche. Se tuttavia si fa il
paragone completo, che cosa resta ancora di differente tra Frieda e
Amalia? Solo che Frieda fece quello che Amalia si è rifiutata di
fare."
(Tratto dal 15° capitolo de Il castello)