mercoledì 17 maggio 2017

Franz Kafka: Amalia o della seduzione (brano tolto dal capitolo 15° de Il castello).

"(...) Fu il tre luglio durante una festa del corpo dei vigili del fuoco, anche il castello partecipava ed aveva donato una nuova pompa. Sortini, che deve aver a che fare in parte con il corpo dei vigili del fuoco (tuttavia forse era là soltanto in rappresentanza del castello - i funzionari si rappresentano reciprocamente l'un l'altro, perciò è difficile riconoscere la competenza di questo o quel funzionario), prendeva parte alla consegna della pompa; naturalmente erano venuti anche altri dal castello, funzionari ed inservienti, e Sortini si teneva, com'è espressione del suo carattere, indietro. Si tratta di un signore piccolo, deboluccio, pensoso; qualcosa che dava nell'occhio a tutti quelli che lo notavano, era il modo come aveva la fronte corrugata, tutte le rughe - ce n'era una folla, per quanto lui non abbia certo più quaranta anni - voglio dire, si estendevano a ventaglio dalla radice del naso verso la fronte, mai visto qualcosa del genere. Dunque, era in corso quella festa. Noi, Amalia ed io, da settimane ne avevamo gioito, gli abiti della domenica in parte erano stati rinnovati, specie quello di Amalia era bello, la blusa bianca risaltante, file di pizzi una sull'altra, la mamma aveva a tale scopo dato in prestito tutti i suoi ed io ne fui quella volta gelosa, piansi per metà della notte prima della festa. All'alba la padrona della locanda del ponte venne a vederci (...) dovette ammettere che Amalia era meglio messa di me e perciò mi prestò, per calmarmi, la sua collana di granati di Boemia. Quando poi fummo pronte per uscire, Amalia si trovava davanti a me, tutti noi l'ammirammo e il babbo disse: 'Oggi, datemi retta, Amalia trova un fidanzato', allora io, non so perché, mi tolsi la collana, di cui ero fiera, e la misi ad Amalia, non più gelosa. M'inchinai davanti al suo trionfo credendo che ognuno dovesse inchinarsi davanti a lei, forse ci sorprese, quella volta, che lei apparisse diversa dal solito, infatti propriamente bella certo non era, ma il suo sguardo oscuro, che da allora ha mantenuto in quel modo, alto ci passava sopra con indifferenza, e ci s'inchinava quasi per forza davanti a lei. Tutti ci fecero caso, anche Lasemann e sua moglie, che vennero a prenderci. (...) Eravamo molto rispettati, e, per dire, la festa non avrebbe potuto iniziare bene senza di noi, perché il babbo era il terzo dirigente nell'ambito dell'addestramento dei vigili del fuoco (...) era ancora per così dire un uomo giovane; per esempio ha portato fuori di corsa sulle spalle, durante un inizio d'incendio nella locanda dei signori, un funzionario, il pesante Galater. C'ero anch'io, non era certo un vero incendio, solo legna secca vicino alla stufa che cominciava a far fumo, ma Galater ebbe paura, gridò aiuto dalla finestra, i vigili del fuoco arrivarono e mio padre dovette portarlo fuori anche se il fuoco era già spento. Dunque, Galater è un uomo che si muove con pesantezza e in certi casi deve fare attenzione. Lo riferisco solo per il babbo, non sono passati molto più di tre anni da allora, e guarda come sta seduto lì."
Dapprima K vide che Amalia si trovava di nuovo nella stanza, ma parecchio distante, presso la tavola dei genitori, dove imboccava la madre che, reumatica, non poteva muovere le braccia, e intanto al padre diceva che doveva pazientare ancora un po' per mangiare, subito lei sarebbe andata da lui a imboccarlo. Ma la sua esortazione non ebbe alcun successo, infatti il padre, bramosissimo di arrivare alla minestra, vinse il suo debole fisico e cercò di succhiarla prima dal cucchiaio, di ingurgitarla poi subito dal piatto, brontolando incattivito quando non gli riuscì né l'una né l'altra cosa, il cucchiaio prima di arrivare alla bocca era già bell' e vuoto e mai una volta che la bocca gocciolasse e facesse spruzzi, solo il pizzo proteso in giù continuava a inzupparsi nella minestra in ogni sua parte, fuorché in bocca.
"Tre anni gli hanno fatto questo?", chiese K, ma continuò a non avere per i vecchi e per l'intero angoletto del tavolo famigliare nessuna compassione, solo avversione. "Tre anni", disse Olga lentamente, "o meglio, alcune ore di una festa. La festa era su un prato antistante il villaggio, verso il ruscello, c'era già una gran ressa quando noi arrivammo, era venuta molta gente anche dai villaggi vicini, il chiasso era sconvolgente. Dapprima fummo portati dal babbo naturalmente alla pompa, rideva di gioia nel vederla, una pompa nuova lo rendeva felice, cominciò a toccarla ed a spiegarcela, non sopportava alcuna obbiezione o mancanza di entusiasmo da parte degli altri; c'era qualcosa d'interessante nella parte di sotto della pompa, fummo costretti ad abbassarci tutti e quasi a strisciarci sotto; Barnabas, che a quel punto si rifiutava, si prese una bastonata. Solo Amalia si disinteressava alla pompa, se ne stava nel suo bell'abito e nessuno osava dirle qualcosa, più volte andai da lei e la presi per un braccio, ma lei zitta. Ancora non riesco a spiegarmi come accadde che noi stessimo così a lungo davanti alla pompa e, quando il babbo se ne staccò, facessimo caso a Sortini, che evidentemente già per tutto il tempo era stato appoggiato dietro la pompa a una leva. Ovviamente il chiasso era a quel punto spaventoso, non solo come capita nelle feste. Il castello, voglio dire, aveva regalato al corpo dei vigili del fuoco anche delle trombe, strumenti particolari dai quali si potevano trarre i suoni più violenti con il minimo sforzo, anche un bambino ci sarebbe riuscito; a sentirli si credeva che fossero arrivati i turchi e non si riusciva a  farci  l'abitudine, ad ogni nuovo squillo si trasaliva. Dato che si trattava di trombe nuove tutti volevano provarle e, dato che si trattava di una festa popolare, lo si permetteva. Proprio attorno a noi, forse li aveva attirati Amalia, c'erano alcuni di questi suonatori; era difficile non perderci la testa, ed anche se, stando all'ordine del babbo, si doveva prestare attenzione alla pompa, ciò era l'ultima cosa che si riusciva a fare, e accadde così che ci trovammo vicino a Sortini, di certo fino a quel momento nemmeno lo avevamo visto, per un tempo così inconsuetamente lungo. 'Sortini è lì', mormorò infine Lasemann al babbo - io ero lì accanto. Il babbo s'inchinò profondamente e agitato c'indicò di inchinarci. Senza fin lì conoscerlo il babbo da sempre aveva avuto una venerazione per Sortini in qualità di esperto di cose inerenti il corpo dei vigili del fuoco e più volte a casa aveva parlato di lui, per noi era dunque molto sorprendente e significativo vedere Sortini in persona. Sortini però non badò a noi - non era affatto caratteristico di Sortini, ciò, la maggioranza dei funzionari in pubblico apparivano indifferenti -, era anche stanco, solo il dovere d'ufficio lo tratteneva lì; i funzionari che sentono particolarmente opprimenti proprio tali doveri di rappresentanza non sono i peggiori; altri funzionari ed inservienti, infatti, si mescolarono alla gente del popolo, per una volta che vi si trovavano; Sortini invece restò presso la pompa scacciando con il suo silenzio ognuno che tentasse di avvicinarsi a lui con qualche richiesta o qualche adulante saluto. Così accadde che lui si accorgesse di noi dopo che noi ci eravamo accorti di lui. Prima, quando ci inchinammo con gran venerazione, cercando il babbo di giustificarci, guardò verso di noi, dall'uno all'altro della fila, con stanchezza; era come se lui sospirasse perché la nostra fila non finiva, finché non si arrestò su Amalia, verso la quale fu costretto ad alzare lo sguardo, infatti lei era molto più alta di lui. Allora si fermò, saltò sul timone del carro della pompa per esserle più vicino, noi equivocammo, dapprima, e volevamo, comandati dal babbo, avvicinarci a lui, ma lui ci tenne a distanza sollevando una mano e poi facendoci cenno di andarcene. Fu tutto. Poi motteggiammo Amalia perché davvero aveva trovato un fidanzato, nella nostra incomprensione, per tutto il pomeriggio fummo assai felici; Amalia invece fu più silenziosa che mai. 'S'è certo innamorata pazzamente di Sortini', disse Brunswick che è sempre un po' grossolano e non ci capisce niente, di caratteri come Amalia; ma stavolta la sua osservazione ci parve quasi giusta; soprattutto eravamo straniti per la giornata e tutti, anche Amalia, come storditi dal vino dolce del castello, quando dopo mezzanotte tornammo a casa." - "E Sortini?", chiese K. "Sortini, certo", disse Olga, "Sortini lo vidi ancora diverse volte, trascorrendo la festa, sedeva sul timone del carro, aveva le braccia incrociate sul petto e restò così fino a quando arrivò a prenderlo la carrozza del castello. Non andò neppure alle esercitazioni dei vigili del fuoco nelle quali il babbo, proprio sperando che Sortini stesse a vedere, si distinse tra tutti gli uomini della sua età." - "E di lui non avete più sentito parlare?", chiese K. "Sembra che tu abbia gran venerazione per Sortini." - "Sì, venerazione", disse Olga. "Certo, ed abbiamo sentito ancora parlare di lui. Il giorno dopo fummo svegliati dalla sbornia per via d' un urlo di Amalia; gli altri ricaddero subito nei loro letti, ma io ero ben sveglia e andai da Amalia. Stava con una lettera in mano che le aveva appena porto un uomo dalla finestra e ancora aspettava risposta. Lei l'aveva già letta - era breve - e la teneva penzolante in mano. Non appena la ebbi letta anch'io lei la riprese dopo avermi guardata brevemente, continuò a leggersela, poi la strappò e la tirò in faccia a quell'uomo là fuori chiudendo la finestra. Eccola, quella mattina decisiva. La chiamo decisiva, ma ogni momento del pomeriggio seguente è stato lo stesso decisivo." - "E nella lettera che cosa c'era?", chiese K. "Già, ancora non l'ho raccontato", disse Olga. "La lettera era di Sortini, indirizzata alla ragazza con la collana di granati. Non posso rendere il contenuto. Era un invito ad andar da lui alla locanda dei signori, e subito, perché Sortini entro mezz'ora doveva partire. La lettera usava espressioni volgarissime che io mai avevo udito e che indovinai a metà solo dal contesto. Chi non conosceva Amalia ed avesse letto soltanto questa lettera, avrebbe dovuto considerare disonorata la ragazza cui qualcuno aveva osato scrivere così, anche se lei non fosse stata neppure sfiorata. Non era per niente una lettera d'amore, non c'era alcuna parola galante, Sortini piuttosto era palesemente in collera per il fatto che l'aspetto di Amalia l'avesse toccato e distolto dai fatti suoi. Noi più tardi si dette questa spiegazione, Sortini probabilmente aveva intenzione la sera stessa di andare al castello, era rimasto nel villaggio solo a causa di Amalia e la mattina, furente di non esser riuscito nemmeno nella notte a dimenticarla, aveva scritto la lettera. Per quella lettera si doveva indignare anche la più dotata di sangue freddo, poi però avrebbe probabilmente prevalso, in un'altra che non fosse Amalia, la paura davanti a quel tono malvagio, minaccioso; nel caso di Amalia rimase l'indignazione, lei ignora la paura, la ignora per quanto riguarda lei e per quanto riguarda gli altri. E mentre io allora mi nascosi di nuovo nel letto ripetendomi la frase finale sospesa: 'e dunque vieni subito, sennò -!' Amalia rimase seduta davanti alla finestra guardando fuori come se attendesse nuovi ordini e fosse pronta a trattare tutti come aveva trattato il primo."
"Ecco dunque i funzionari", disse K, "tra loro si trovano esemplari del genere. Tuo padre che cosa ha fatto? Un energico reclamo dove si doveva, in merito a Sortini, spero, se non ha preferito la via più breve e certa nella locanda dei signori. Quel che è più orribile di questa storia non è certamente l'offesa subita da Amalia, facilmente riparabile, non so perché tu le dai un'importanza tanto smisuratamente grande; perché Sortini con una lettera del genere dovrebbe aver compromesso per sempre Amalia? Stando al tuo racconto si potrebbe crederlo, ma proprio ciò non è possibile, una riparazione era facilmente ottenibile per Amalia, ed in pochi giorni il fatto era dimenticato; Sortini non ha compromesso Amalia, ma se stesso. Inorridisco davanti a Sortini, dunque, dinnanzi alla possibilità che il potere permetta un abuso del genere. Abuso che in questo caso non è riuscito perché nella lettera si parlava chiaro e tondo, completamente senza veli, e perché Amalia era un avversario più forte, in mille altri casi, in casi solo un poco più sfavorevoli, può riuscire in pieno e può sottrarsi ad ogni sguardo, l'abuso, anche allo sguardo della persona abusata."
"Zitto", disse Olga, "Amalia guarda da questa parte." Aveva finito di far mangiare i genitori ed a quel punto c'era la madre da svestire; le aveva appunto slegato la veste, si teneva al collo le braccia di lei, le sollevò un poco, le sfilò la veste e la rimise giù con dolcezza. Il padre, sempre scontento che la madre venisse servita prima di lui - ma questo avveniva solo perché lei era messa peggio di lui -, cercava di spogliarsi da solo forse anche per punire la figlia della sua lentezza, come lui credeva, ma per quanto cominciasse con quel che era più inutile e facile, le enormi pantofole in cui i suoi piedi stavano larghi, non gli riuscì in nessun modo di cavarsele; fu costretto presto a rinunciare rantolando fioco e si rimise seduto tutto irrigidito.

"Non capisci quel che è decisivo", disse Olga, "magari hai ragione su tutto, ma decisivo fu che Amalia non andasse nella locanda dei signori; come lei aveva trattato il messo poteva in sé anche andare, lo si sarebbe lasciato correre; ma per il fatto che lei non ci andò, nella locanda dei signori, fu pronunciata la maledizione sulla nostra famiglia, e anche il tipo di trattamento riservato al messo era comunque qualcosa di imperdonabile, anzi, fu spinto in primo piano per il pubblico." - "Come!", gridò K subito abbassando la voce, infatti Olga aveva sollevato una mano pregandolo di far piano. "Tu, la sorella, non stai mica dicendo, più o meno, che Amalia avrebbe dovuto obbedire a Sortini ed andarci di corsa, alla locanda dei signori?", - "No", disse Olga, "voglio essere al riparo da un sospetto simile; come puoi crederlo? Non conosco nessuno come Amalia strettamente in regola in tutto quel che fa. Se fosse andata nella locanda dei signori, lo stesso le avrei dato ragione, senza dubbio; che però non ci sia andata, fu eroico. Per quanto mi riguarda, te lo confesso apertamente, se avessi ricevuto io una lettera del genere, sarei andata. Non avrei sopportato la paura davanti a quel che sarebbe venuto dopo, solo Amalia poteva sopportarla. C'erano però diverse vie d'uscita, un'altra ragazza, per dire, si sarebbe fatta bella come si deve e in ciò sarebbe passato un po' di tempo, poi sarebbe andata nella locanda dei signori ed avrebbe saputo che Sortini era già andato via, forse che subito dopo l'invio del messo era partito, qualcosa di molto probabile, infatti gli stati d'animo dei signori sono volubili. Invece Amalia non fece questo e nulla di simile, era troppo profondamente ferita e rispose senza riserve. Se in qualche modo avesse obbedito solo per la forma, se avesse superato la soglia della locanda dei signori per tempo, il destino avrebbe preso un'altra strada, qui abbiamo molti avvocati capaci che sanno da un nulla fare quel che si vuole, ma in questo caso non fu affatto disponibile il più opportuno dei nulla; al contrario c'era ancora lo svillaneggiamento della lettera di Sortini e l'offesa del messo." - "Macché destino", disse K, "macché avvocati; si poteva dunque accusare o punire Amalia a causa del modo di comportarsi criminale di Sortini?", . "Eppure", disse Olga, "si poté farlo; non secondo un regolare processo, è ovvio, e nemmeno la si punì immediatamente, invece la si punì in altro modo, lei e tutta la nostra famiglia, e la gravità della punizione tu stai cominciando a capirla. A te sembra ingiusto ed enorme, si tratta di un'opinione del tutto isolata nel villaggio, è a noi molto favorevole e dovrebbe consolarci, e sarebbe anche così, se non fosse ovviamente sbagliata. Posso provartelo facilmente se parlo, in rapporto a ciò, di Frieda, scusa, ma tra lei e Klamm c'è stato qualcosa - a prescindere dagli ultimi sviluppi - di completamente simile al caso di Amalia e Sortini, eppure tu ora già lo trovi giusto, anche se all'inizio magari ti ha fatto orrore. E non è che ci hai fatto l' abitudine, non si diventa così insensibili per abitudine, quando si tratta di semplice giudizio si tratta solo di perdere l'abitudine agli errori." - "No, Olga", disse K, "io non so perché chiami in causa Frieda, si tratta di un caso tutto diverso, non mescolare tra loro cose fondamentalmente diverse, e continua a raccontare." - "Ti prego", disse Olga, "non prendertela con me se insisto nel paragone, è un residuo di errori anche riguardo a Frieda, se tu credi di doverla difendere da un paragone. Lei non è affatto da difendere, è solo da elogiare. Se io paragono i casi non dico certo che sono uguali; stanno in rapporto reciproco come il bianco e il nero, e Frieda è il bianco. Nella peggiore delle ipotesi si può ridere di lei come io ho fatto in modo screanzato là nella mescita - poi me ne sono assai pentita -, ma anche chi ride, sia cattiveria o invidia, in ogni caso ridere può. Amalia invece, se non le si è legati da vincoli di sangue, si può soltanto disprezzare. Perciò sono casi fondamentalmente diversi, come dici, ma anche simili." - "Non sono neanche simili", disse K scuotendo senza volere la testa, "lascia stare Frieda, lei non ha ricevuto nessuna graziosa lettera come Amalia da Sortini e Klamm lo ha amato davvero, chi ne dubita può chiederglielo, lei lo ama ancora." - "Ma si tratta di differenze grosse?", chiese Olga. "Credi che Klamm non avrebbe potuto scrivere nello stesso modo a Frieda? Quando i signori si alzano dalla scrivania, dal punto di vista sociale sono disorientati, loro sono così, e distrattamente dicono grossolanità d'ogni tipo, non tutti, ma molti. La lettera ad Amalia può certo esser stata messa sulla carta sovrappensiero, in totale disattenzione per quel che vi era davvero scritto. Cosa ne sappiamo di quel che pensano i signori? Non hai tu stesso sentito, o sentito raccontare, in che toni Klamm ha avuto a che fare con Frieda? Di Klamm è noto che sia molto grossolano; non parla, sembra, per delle ore e poi dice improvvisamente una tale grossolanità che fa venire i brividi. Di Sortini ciò non è noto, come in genere certo lui è ignoto. Propriamente di lui si sa soltanto che il suo nome assomiglia a quello di Sordini; se non ci fosse tale somiglianza di nome probabilmente non lo si conoscerebbe nemmeno. Anche come esperto di cose inerenti il corpo dei vigili del fuoco probabilmente lo si scambia con Sordini, che è l'esperto vero e proprio e sfrutta la somiglianza di nome per scaricare su Sortini i doveri di rappresentanza e così restare indisturbato nel suo lavoro. Se dunque uno socialmente sprovveduto come Sortini di colpo viene toccato dall'amore per una ragazza del villaggio la cosa assume una forma diversa rispetto a quando si innamora il garzone falegname che abita qui vicino. Si deve inoltre considerare che tra un funzionario ed una figlia di calzolaio c'è una gran distanza che deve in qualche modo esser superata, Sortini tentò di farlo in quel modo, un altro magari avrebbe agito in modo diverso. Certo questo implica che noi tutti apparteniamo al castello e che non c'è nessuna distanza e nulla da superare, ciò forse sembra poco fine, ma purtroppo noi abbiamo avuto occasione di vedere che per l'appunto, se poi capita, non lo sembra neppure. Comunque ti sarà divenuto, dopo tutto ciò, più comprensibile e meno enorme il modo di fare di Sortini, di fatto paragonabile con quello di Klamm, molto più comprensibile e, per quanto vi si sia interessati direttamente, molto più sopportabile. Se Klamm scrive una lettera delicata ne risulta maggior fastidio che non con la grezzissima lettera di Sortini. Capiscimi bene, non oso dar giudizi su Klamm, mi limito a paragonare, dato che tu ti difendi contro il paragone. Klamm è come un comandadonne, ora ordina a questa ora a quella di andar da lui, non ha nessuna pazienza e così come ordina di andar da lui ordina pure di andarsene. Oh, Klamm non farebbe la fatica di scrivere prima una lettera. E continua ad essere enorme, in paragone con ciò, se il Sortini, che vive completamente ritirato ed i cui rapporti con le donne sono per lo meno ignoti, una volta si siede e nella sua bella grafia da funzionario scrive una lettera del resto abominevole? E se su tal punto non risulta alcuna differenza a vantaggio di Klamm, semmai il contrario, dovrebbe farla risultare l'amore di Frieda? La relazione delle donne con i funzionari è, credi a me, assai difficile o piuttosto sempre molto facile da giudicare. Essa mai è priva di amore. Non esistono amori infelici con i funzionari. Non è affatto un elogio, da questo punto di vista, se di una ragazza si dice - non sto parlando affatto solo di Frieda - che si è data al funzionario solo perché lo amava. Lo amava e gli si è data, è stato così, ma non c'è nulla da elogiare. Amalia però non ha amato Sortini, tu obbietti. Ma certo, non l'ha amato, ma forse invece sì, chi è in grado di deciderlo? Nemmeno lei. Come può credere di non averlo amato, se lo ha respinto con tanta energia come probabilmente nessun funzionario mai è stato respinto? Dice Barnabas che lei ancora trema a causa del colpo con cui tre anni fa sbatté la finestra chiudendola. E' anche vero, questo, perciò non si può domandarglielo; ha chiuso con Sortini e non sa più di questo; se lo ama o no, non lo sa. Noi però sappiamo che le donne non possono fare a meno di amare i funzionari, se una volta essi si rivolgono loro; anzi, li amano già da prima, per quanto vogliano negarlo, e Sortini certo non si è solo rivolto ad Amalia, ma è saltato sul timone del carro, quando l'ha vista, con quelle gamberelle da scrivania ci è saltato. Dirai che Amalia però è un'eccezione. Sì, lo è, lo ha provato quando si è rifiutata di andare da Sortini, ciò è piuttosto eccezionale; che però lei, a parte questo, abbia potuto non amare Sortini, sarebbe già quasi troppo eccezionale, sarebbe addirittura incomprensibile. Eravamo certo accecati, quel pomeriggio, ma che allora nebulosamente credessimo di notare una certa infatuazione da parte di Amalia, stava ad indicare però un certo sangue freddo, anche. Se tuttavia si fa il paragone completo, che cosa resta ancora di differente tra Frieda e Amalia? Solo che Frieda fece quello che Amalia si è rifiutata di fare." 

(Tratto dal 15° capitolo de Il castello)