giovedì 10 ottobre 2013

Il primo capitolo di "Amerika" - sintesi

Il primo capitolo di "America", pubblicato anche come racconto singolo con il titolo "Der Heizer" (Il fochista), è magnifico. Da qualche parte Kafka ha scritto che si tratta di un suo tentativo dickensiano, e sia, se lo dice lui; ma passiamo oltre.
Il testo consiste in sei scene.
Nella prima Karl, il protagonista, si trova sul ponte della nave appena arrivata nel porto di New York, ma non solo scambia la fiaccola della statua della libertà per una spada, infatti si accorge di aver lasciato di sotto l'ombrello. Lascia la valigia a un certo Butterbaum, lo sciocchino, e si fionda nei meandri della nave, notoriamente labirintici. Si perde, come anche noi ci perderemmo, infine si ferma davanti alla porta d'una cabina, bussa a caso e gli apre un gigante. 
Nella seconda scena abbiamo Karl e il gigantesco fochista, di cui non sapremo mai il nome, chiusi nella cabina. L'uomo rimprovera con ironia e saggezza la grulleria di Karl, che per un ombrello ha lasciato la valigia nella confusione dello sbarco, poi afferma che potranno cercarla a sbarco finito, se ancora sarà dove Karl l'ha lasciata.Nelle more i due conversano e il fochista (o, se preferite, il fuochista) inizia, perdendo punteggio,  a lamentarsi del suo lavoro, in particolare ce l'ha con un certo Schubal, un rumeno di merda (direbbe qualcuno) che sembra si diverta a rendergli la vita impossibile. Karl ascolta e aizza l'uomo, insomma, lui deve andare dal capitano e deve farsi valere. Talk is cheap.
Nella terza scena i due, il gigante e il ragazzino, percorrono gli ambulacri (Gangen) della nave, transitano dalla cucina dove alcune sguattere  sexy, bagnate, lavano piatti e punzecchiano il fochista in merito alla sua strana graziosa nuova compagnia. Bel giovanottino!
Nella quarta scena i due amici si trovano al cospetto del capitano della nave. Il fochista, dopo una breve perorazione di Karl, inizia le sue lamentele, ma davanti ai signori che attorniano il capitano s'imbroglia e si dilunga rompendo l'anima a tutti, mentre Karl guarda fuori allo spettacolo del porto di New York. Uno sballo! Si accorge che il fochista è sì grosso e forte, ma anche imbranato, perde punti a precipizio, e interviene in sua difesa con notevole verve. Naturalmente non ottiene nulla, ma si mette in mostra. Uno dei signori presenti, un senatore americano, gli chiede, a Karl, come si chiama, e così abbiamo il riconoscimento, o agnizione, o anagnorisis (orpo!). Il senatore è lo zio di Karl, ah, che ragazzo fortunato! Che futuro gli si prepara! Costui ha ricevuto una lettera da una certa Brummer, la serva di casa Rossmann (così si chiama Karl), che lo ha avvisato eccetera eccetera. 
Evento notevole in ambito kafkiano: il nostro eroe ripensa a quando la Brummer, incapricciata di lui, per la serie "amori ancillari" se lo è portato in stanza e se lo è fatto, non senza - orrore! tentar di farsi prodigare una buona leccata. 
Fatto sta che la Brummer è rimasta incinta, ecco perché i poveri genitori (o genitori poveri) di Karl hanno pensato di spedire il "violentato" in America, così allo sbaraglio!
Povero bimbo! Dico sul serio.
Naturalmente dopo che è avvenuto il riconoscimento Karl diventa importante, tutti si complimentano, anche i funzionari portuali americani che non capiscono una parola, e lui si prodiga ancora per il fochista, ma lo zio senatore lo ferma, non è il caso. La classe è classe. Di qua i proletari, di là i signori (Herren).
Nella quinta scena entra il sopra ricordato Schubal, xenofobico persecutore del fochista, che vuol difendersi dalle accuse  (di mobbing!), ed ha i suoi testimoni. Sguattere e marinai. Irrompono un po' di proletari e tutto diventa un casino, assai divertente. Una delle sguattere rizzacazzi ha messo ad un marinaio il suo grembiule. Il capitano s'inquieta. E' tempo per Karl di andarsene con lo zio, allora il ragazzo si avvicina al fochista e gli tocca affettuosamente, delicatamente una mano, dev'essere la prima persona che gli ha voluto bene in tutti i suoi sedici anni, che lo ha preso in considerazione. Che lo ha ascoltato. Un colpo di fulmine!
Nella sesta scena zio e nipote scendono giù e montano su una lancia che sta in attesa di loro. Karl guarda su e vede tutta la banda dei testimoni che saluta, il fochista è sparito, e lui, Karl, guardando bene lo zio si domanda: ma questo chi è? Sarà un buon amico com'è stato il fochista?

mercoledì 9 ottobre 2013

La fiaccola che secondo Kafka è una spada

Nel primo capitolo del romanzo "America" (o meglio "Lo scomparso") il protagonista, un ragazzo di sedici anni, arriva in nave a New York da Amburgo e s'incanta davanti alla statua della libertà. Nel testo si legge "la statua della dea della libertà". Il ragazzo, Karl, nota che la statua regge nella mano levata in alto una spada. Noi sappiamo che invece la mano della statua regge una fiaccola. L'errore, voluto o non voluto, è degno di nota. Suggerisce che l'America di cui leggeremo è frutto della mente dell'autore, Kafka, della sua sensibilità. 
Del resto un emozionato ragazzo europeo di cento anni or sono, all'arrivo nel "continente sconosciuto", poteva ben scambiare da lontano una fiaccola per una spada. 
Ed anche un creatore di storie come Kafka lo poteva. O lo voleva?