Il romanzo di Kafka intitolato "Il castello" non si conclude; leggo in una biografia (non inevitabile) che fu lasciato sospeso poco prima della morte dell'autore. Le ultime pagine disponibili sono piuttosto divertenti, un nuovo personaggio, la locandiera del cosiddetto Albergo dei signori (Herrenhof), già presentata come appassionata all'ordine domestico, viene in primo piano durante una gustosa diatriba tra lei e il protagonista, il cosiddetto agrimensore (Landvermesser), in merito al genere di abito che lei indossa. K, che pare intenzionato ad accogliere il folle invito di Pepi, una servetta innamorata di lui (vivere in clandestinità nel bugigattolo che lei condivide con altre due ragazze nell'albergo e lavorare come servitore in incognito), ha fissato la signora, in precedenza, basito dall'incongruenza del suo abbigliamento. Lei s'è accorta di aver fatto colpo sul nostro sciupafemmine*, e gliene chiede la ragione. Messo alle strette, K ammette di aver guardato l'abito, sì; secondo lui non c'entra con il lavoro della locandiera ed è fuori moda. La donna s'indispettisce, ma invita in uno spazio suo privato K per fargli vedere quanti ne ha, di vestiti. Il lettore subodora l'imminenza d'un defilé, come minimo; purtroppo è costretto però a farne a meno, infatti il romanzo finisce.
* Pepi, nel corso della sua lunga ricostruzione e confutazione della storia diciamo amorosa tra K e Frieda, lo definisce come "liberatore di fanciulle" (Maedchenbefreier).
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