Traducendo il racconto intitolato "La tana" (Der Bau significa in genere: la costruzione ) mi è venuto da pensare che una spiegazione ipotetica della richiesta di K all'amico Max Brod di distruggere l'opera sua, dopo che fosse morto, potrebbe risiedere in un senso di pudore. Mi spiego, traducendo Der Bau, interessantissimo ma anche ozioso, dove la rappresentazione della nevrosi è forse nevrotica, della psicosi è forse psicotica, ho pensato che K possa da ultimo essersi "vergognato" dei suoi innegabilmente strani scritti, e che sia stato travolto dal pudore. Lo propongo con tutta la comprensione che riesco a raccogliere e che in questo blog sto dimostrando, nello stesso tempo insisto: di aver speso ore per scrivere Der Bau, che ne so, ma anche "Investigazioni di un cane", eccetera, si può a momenti essere fieri, a momenti si può pentirsene.
Come di stare chiuso in una stanza a tradurli!
Per altro (19 ottobre 2018) recentemente ho pensato che K avrebbe voluto essere uno scrittore vero, a quanto ne so per Amerika pensava a modelli dickensiani; avrebbe voluto scrivere romanzi come gli altri, ma, non essendone capace, ecco la vergogna e la richiesta a Brod di distruggere le carte, dopo che lui K fosse morto, come sapeva bene. Del resto, per venire a un altro grande, Carlo Emilio Gadda, nemmeno lui fu capace quasi mai di arrivare davvero a terminare ciò che magari, stufo, definiva una boiata.
Il non riuscire di K, come scrittore, è naturalmente la sua cifra - eccellente.
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