lunedì 19 novembre 2012

F.Kafka: Convivenza


Siamo cinque amici usciti da una casa uno dopo l’altro. Il primo si mise sulla porta, poi, lieve come una sferetta di mercurio, scivolò fino alla porta il secondo, vicino al primo, poi il terzo, il quarto e il quinto. Tutti in fila, infine. La gente ci notava, c’indicava e disse: eccoli i cinque, fuori da casa. Da quando stiamo insieme la vita sarebbe felice, se un sesto non continuasse ad intromettersi. Non è che ci faccia qualcosa di male, ma è spiacevole, e tanto basta, infatti lui si intromette dove non si vuole che stia. Noi non possiamo e non vogliamo accoglierlo. E’ vero che noi cinque insieme neanche prima abbiamo potuto starci, e , se si vuole, neppure ora, ma ciò che per noi cinque è possibile e sopportabile non lo è con quel sesto. Siamo cinque e non vogliamo essere sei, tutto qui. E quel che può avere più senso per uno, in questa continua convivenza, veramente presso di noi cinque insieme non ne ha affatto, ma in definitiva noi siamo già insieme e ci restiamo, e non vogliamo una convivenza nuova, ad imporlo è la nostra esperienza. E significherebbe già quasi una sorta di accettazione nel nostro circolo, dilungarsi in chiarimenti allo scopo di far capire tutto quanto al sesto, meglio non spiegare nulla, e non accoglierlo. Faccia pure la bocca storta quanto vuole, noi gli diamo una gomitata. Eppure, nonostante che si continui a scacciarlo, lui ritorna sempre.



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