venerdì 11 novembre 2016

Cunnilinctus

Costretto a finire nelle grinfie di Delamarche, sempre meglio della polizia, Karl Rossmann sale nell'appartamentino che Delamarche scrocca insieme a Robinson a una certa Brunelda; è stanco morto, si butta su un cumulo di tende in un angolo della stanza sovraffollata (è Kafka, il sovraffollamento soffocante è un suo arnese estetico, narrativo, critico, comico), si addormenta. A un tratto lo sveglia un urlo della grassa e belloccia Brunelda, la quale, assisa su un divano, sta (probabilmente) ricevendo  o ha ricevuto una leccata di successo da Delamarche, inginocchiato. Orbene, questo è il secondo accenno al sesso orale, infatti ricordiamoci dell'ottimo brano (v. capitolo primo, America) che descrive la passione della serva di casa per il quindicenne Karl, in Europa. Un giorno lei, la Brummer, lo trascina nella sua stanza e, tra l'altro, glielo propone, il cunnilinctus, al nostro innocentino. Che ripensandoci è ancora in preda allo schifo. "Sei ancora un ragazzino", gli dice Robinson, dopo che entrambi sono stati sbattuti fuori dalla stanza sovraffollata, sul balcone, e ci hanno dormito, bene o male.

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