Le vacue sottigliezze burocratiche rappresentate nel romanzo di Kafka Il castello (Das Schloss), che sto centellinando nel corso di una mia traduzione diciamo privata che si avvia lentamente alla conclusione, sono con ogni probabilità da guardare come il risultato di un insieme di messe in atto narrative delle talvolta oziose sottigliezze della mente dell'autore, per cui il "castello", non preso alla lettera, suggerisce mappe della mente di Kafka esposta allo studio di Kafka sotto la forma del cosiddetto castello.
La mente di Kafka non studia se stessa solo nella forma del castello burocratico, ma anche nella forma delle relazioni vigenti nel paesotto che soggiace al castello (v. il post successivo,"Amalia") e dell'analisi che i vari personaggi forniscono a K, il protagonista, delle relazioni che lo interessano. Tali analisi e ricostruzioni, accurate e piene di sottigliezze, non possono certo essere attribuibili alle servette, alla locandiera, al capoccia locale, sono invece saggi di relativistico studio di un intreccio di rapporti interpersonalmente connessi tra loro.
martedì 25 aprile 2017
mercoledì 19 aprile 2017
Coppie kafkiane disturbanti
Gli assistenti, o aiutanti, o garzoni (Gehilfe), due, appioppati a K, l'agrimensore, all'inizio della storia narrata ne "Il castello", ricordano i due apprendisti assegnati a Blumfeld, lo scapolo anzianotto del racconto omonimo, ricordano altresì alla lontana Delamarche e Robinson, i due farabuttelli cui Karl, in "America" si aggrega nel corso del suo viaggio nel "continente sconosciuto". Questi ultimi due personaggi sono più elaborati delle altre due coppie, più individuati e individuanti. Tornando ai Gehilfe, essi hanno funzione di render comiche certe scene seriose costruite dall'arte cerebrale di Kafka, nel dettaglio sono di pelle scura, si direbbe "mori", e indistinguibili l'uno dall'altro. Come gli apprendisti in "Blumfeld" sono capaci solo di infastidire e di ridicolizzare il protagonista, ma, nel caso di cui ci occupiamo, anche di farlo sentire forte e autoritario, nel contesto di suo uno sprofondamento nell'irrilevanza - rispetto al Castello.
lunedì 3 aprile 2017
Adulterio kafkiano
Il protagonista de "Il castello" è un uomo sposato con figli, presto all'ombra del castello si "fidanza" con una ragazza di nome Frieda che ignora il di lui stato civile, diciamo. Ora, sto traducendo e non ricordo il dettaglio dalle letture in italiano precedenti, ma sospetto che l'autore abbia dimenticato che il suo protagonista è sposato, il "fedifrago" infatti non mi pare un personaggio kafkianamente ammissibile.
Nel capitolo 13° il protagonista è accusato da Frieda di doppiezza; la ragazza, influenzata dalla sua consigliera, una donna che gestisce la locanda dove il protagonista si ferma all'inizio della storia, con dovizia di argomenti lo accusa di usarla allo scopo di arrivare al "gentiluomo" Klamm, esponente di spicco del castello. Il protagonista si difende, come sempre sottile, ma affermando di non aver mai nascosto nulla a Frieda. Di base le ha nascosto di avere moglie e figli, a meno che, ripeto, l'autore del romanzo si sia scordato del dettaglio, accennato all'inizio della storia.
Nel capitolo 13° il protagonista è accusato da Frieda di doppiezza; la ragazza, influenzata dalla sua consigliera, una donna che gestisce la locanda dove il protagonista si ferma all'inizio della storia, con dovizia di argomenti lo accusa di usarla allo scopo di arrivare al "gentiluomo" Klamm, esponente di spicco del castello. Il protagonista si difende, come sempre sottile, ma affermando di non aver mai nascosto nulla a Frieda. Di base le ha nascosto di avere moglie e figli, a meno che, ripeto, l'autore del romanzo si sia scordato del dettaglio, accennato all'inizio della storia.
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