Oramai è un bel pezzo che non traduco K, in questo momento traduco Werther di Goethe, e ho pensato qualcosa che si può sintetizzare come segue, a proposito del tradurre:
nel tradurre è insito un "errore" basilare, piaceri personali o professionali del traduttore a parte, quello di dar da leggere a qualcuno qualcosa che dista comunque dall'originale. Pensiamoci: leggere Conrad, o Kafka, o Goethe in italiano è fondamentalmente un'assurdità, un "errore".
Va da sé che le traduzioni possano essere più o meno "fedeli" all'originale, che si possano trovare errori anche seri nelle traduzioni, dico: errori oggettivi. Ma alla fin fine tutto un testo prodotto da un traduttore, certo illeggibile dall'autore dell'originale, è un "errore".
Per cui non conta poi molto preoccuparsi di tradurre "bene": è una contraddizione in sé.
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