giovedì 26 luglio 2012

F.Kafka: Era solo un gioco di pazienza


Era solo un gioco di pazienza, un semplice gioco di poco prezzo, non più grande di un orologio da tasca, privo di qualsiasi meccanismo particolare. Sulla superficie di legno verniciata di rosso e marrone c’erano dei tracciati, blu, alcuni sbagliati, altri sfocianti in una buchetta. La pallina, anch’essa blu, si cominciava a farla scendere in uno dei tracciati e infine nella buca. Entrata in buca la pallina, il gioco era finito; per ricominciare, si doveva di nuovo far uscire dalla buca la pallina. Tutto quanto era coperto da un robusto vetro concavo, si poteva infilare il gioco di pazienza in tasca e portarselo dietro, e, ovunque si fosse, tirarlo fuori e giocare.
La pallina era disoccupata, dunque, nella maggioranza dei casi, le mani dietro la schiena, qua e là sulla superficie scansava i tracciati. A suo parere, tra una giocata e l’altra, lei si annoiava abbastanza, quindi aveva il diritto, se non veniva giocata, di riposarsi sulla superficie libera. Aveva un’andatura arrogante e asseriva di non esser fatta per quegli angusti tracciati. Ciò in parte era vero, perché i tracciati potevano appena contenerla, ma era anche sbagliato, perché lei era accuratissimamente calibrata sulla larghezza di ogni singolo tracciato, tuttavia i tracciati non potevano risultarle comodi, perché altrimenti non ci sarebbe stato alcun gioco di pazienza.



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