lunedì 5 agosto 2013

Su "Il maestro di scuola di paese" di F.Kafka

Un anziano maestro di scuola di paese pubblica un breve testo sull’avvistamento di una gigantesca talpa. L’evento “talpa gigante” e le voci relative richiamano sul luogo dell’avvistamento non pochi curiosi, ed attirano l’attenzione di un giovane commerciante della vicina città. In quale parte del mondo ci si trovi, non sappiamo. Si parla di carrozze, di ferrovia, di società scientifiche, di associazioni di maestri, di un periodico di economia agraria.
Ne Il maestro di scuola di paese, scritto da Franz Kafka nel 1915, ha la parola il commerciante di città, che narra di aver pubblicato a sua volta un testo in merito alla fondatezza dell’avvistamento della talpa, e di aver tentato senza successo di diffonderlo.
Il racconto di Kafka coincide dunque con il racconto in prima persona del commerciante, mentre i due testi diciamo scientifici pubblicati prima dal maestro, poi dal commerciante, restano più o meno ignoti al lettore. Lo scritto del maestro sappiamo che s’intitola “Una talpa tanto grossa come ancora nessuno l’ha vista”.
Della talpa si dice poco e nulla, poco dei testimoni, mentre un certo spazio viene dato all’immagine della scienza che il commerciante, evidentemente avveduto, propone. Egli narra soprattutto del suo difficile rapporto con l’anziano maestro.
Mentre il maestro crede che sia esistita la gigantesca talpa (di un paio di metri), e consacra la sua vita a tale fede, il commerciante è più interessato a difendere il maestro dal ridicolo che quella fede in definitiva gli ha tirato addosso, che non alla talpa. Il commerciante, che si dichiara non zoologo, riascolta i testimoni dell’avvistamento, in certo modo rifà l’indagine del maestro, pur senza averne letto, deliberatamente, il testo. Sono due dilettanti, entrambi esterni al mondo della scienza: il maestro è uno scienziato ingenuo, il commerciante è un epistemologo free lance; il maestro s’impegna con la cosa, il commerciante con la procedura del maestro, e, nel suo racconto, tratta soprattutto del suo rapporto con il maestro, lui un giovane, l’altro un anziano, lui dotato di cultura, l’altro solo di fede.
Il racconto di Kafka non è intitolato, ad effetto, “La talpa gigante”, ma Il maestro di scuola di paese. Non che l’autore de La trasformazione (“Metamorfosi”, se si è affezionati al più famoso titolo in italiano di Kafka) sia riluttante davanti agli animali immaginari, anzi. Qui tuttavia sembra prenderne le distanze, occupandosi d’altro immaginario, nel dettaglio dell’intrigo dei rapporti tra il commerciante e il maestro, tra il campagnolo e il cittadino, tra il giovane e l’anziano, tra lo scopritore e il critico, tra chi ha denaro e chi non ne ha, tra chi è arrivato prima e chi è venuto dopo. Tra “la verità” (a cura del maestro) e “la credibilità” (a cura del commerciante).
Commentare questo racconto in merito all’intrigo relazionale tra i due protagonisti ed a quello personale psicologico del commerciante, aggiungerebbe,ai due, un terzo personaggio, quello del lettore odierno, dunque il racconto di Kafka è una trappola, come la faccenda della talpa è una trappola per il maestro e, dopo, per il commerciante. La eviteremo, lasciando ad altri il “piacere” di leggere, per esempio nella traduzione di Anita Rho, se non in tedesco, “La talpa gigante”, ne Il messaggio dell’imperatore, Torino 1958. Se non nell'edizione a cura di Ervino Pocar, Tutti i racconti, Milano 1970.
Il commerciante cerca di promuovere il suo scritto “scientifico”: un periodico di economia agraria gli dedica una noterella ironica stampata a caratteri piccoli in una delle ultime sue pagine; si capisce che i responsabili del periodico, nella fretta liquidatoria, han creduto di trovarsi di nuovo davanti al testo del maestro. La confusione che i responsabili fanno tra i due scritti non è interessante perché indica che non si è letto, da parte dei responsabili del periodico, né il primo né il secondo scritto, ma perché suggerisce che il maestro, ingenuo scienziato dilettante, ha dato luogo, con il suo scritto ad un campo che ingloba ogni commento.
Non se ne esce, così come il commerciante non riesce ad indurre il maestro ad andarsene da casa sua, da ultimo: si è piazzato a sedere, fuma la sua pipa puzzolente e sembra che non se vada proprio più, il testardo vecchietto.

In quanti, a volte, crediamo nell’esistenza di “talpe giganti”?







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