lunedì 27 agosto 2012

F.Kafka: Infelicità dello scapolo


Sembra davvero una brutta cosa restare scapolo, supplicare come un vecchio, a rischio della propria dignità, di essere accolti, quando si vuol passare una serata con qualcuno, essere ammalati e restare a guardare da un cantuccio del letto la stanza vuota, accettare sempre di lasciarsi davanti al portone di casa, non salire le scale accanto alla propria moglie, avere nella camera soltanto porte che danno in appartamenti sconosciuti, tornare a casa con la cena in mano, dover osservare con stupefazione sconosciuti bambini, non poterne più di ripetere ogni volta “io non ne ho”, esercitarsi ad avere l’aspetto e il comportamento giusto sulla base dei ricordi giovanili di un paio di scapoli.
Così avviene, peccato che in realtà oggi o domani ci si trovi a percuotersi il petto con una mano, e la testa, e poi la fronte.







1 commento:

  1. Giuste ed eterne considerazioni.
    Provare la situazione dello scapolo
    e darete ragione a KAFKA.

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