Sembra davvero una brutta cosa restare scapolo, supplicare come un vecchio, a rischio della propria dignità, di essere accolti, quando si vuol
passare una serata con qualcuno, essere ammalati e restare a guardare
da un cantuccio del letto la stanza vuota, accettare sempre di
lasciarsi davanti al portone di casa, non salire le scale accanto alla
propria moglie, avere nella camera soltanto porte che danno in
appartamenti sconosciuti, tornare a casa con la cena in mano, dover
osservare con stupefazione sconosciuti bambini, non poterne più di
ripetere ogni volta “io non ne ho”, esercitarsi ad avere
l’aspetto e il comportamento giusto sulla base dei ricordi
giovanili di un paio di scapoli.
Così
avviene, peccato che in realtà oggi o domani ci si trovi a percuotersi il petto con una mano, e la testa, e poi la fronte.
Giuste ed eterne considerazioni.
RispondiEliminaProvare la situazione dello scapolo
e darete ragione a KAFKA.