A cura di Nicola Spinosi, il blog è aperto a chiunque voglia leggerlo, ma si rivolge agli appassionati ...
venerdì 27 febbraio 2015
Condanna paterna
Nel post precedente si pubblica la traduzione di un racconto del primo Kafka. Merita chiarire che l'autore mette il lettore in grado di confrontare i due diversi punti di vista del figlio e del padre sulla stessa materia. Il padre sembra passabilmente rimbambito, sì, il figlio d'altra parte appare alquanto capace di raccontarsi delle frottole e di crederci. Quanto al suicidio finale, esso risponde più allo sgomento della scoperta, da parte del figlio, di essere un ipocrita, che non all'assurda condanna pronunciata dal padre - a "morire annegato". Retorica presa alla lettera. K non è, qui, "vittimologicamente" schierato dalla parte del figlio. Il motivo è semplice: K non era un cretino.
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