lunedì 21 maggio 2012

F.Kafka: Il passeggero

Mi trovo sul tram e non sono assolutamente certo del mio posto in questo mondo, in questa città, nella mia famiglia. Inoltre non so indicare con precisione quali pretese avanzare, e in quale direzione. Non saprei affatto giustificare il fatto di trovarmi su questa piattaforma, di reggermi a questa maniglia, di farmi portare da questo tram, o il fatto che la gente gli ceda il passo, o si muova tranquilla, o sosti davanti a una vetrina. Nessuno me lo chiede, ma fa lo stesso. Il tram si avvicina alla fermata, una ragazza si mette vicina ai gradini, tra un po’ scenderà. Mi sembra così vera, come se l’avessi palpata. E’ vestita di nero, le pieghe della gonna quasi immobili, la giacchetta aderente, il colletto di maglia dalle punte bianche, la mano sinistra aperta sulla parete, l’ombrello nella destra appoggiato dov’è il gradino. Il suo viso è incolore, il naso, un po’ schiacciato ai lati, termina largo e rotondo. Ha una quantità di capelli castani, della peluria sulla tempia destra, l’orecchio minuto, lo vedo bene perché sono vicino, ha il padiglione che aderisce all’ombra che proietta sul collo. A questo punto mi chiedo perché lei non si meraviglia di se stessa, tiene la bocca chiusa e non dice nulla.

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